Nella gestione dei flussi migratori, l’attuale discussione riguardante la politica del Rimpatrio forzato versus Ritorno Volontario Assistito (RVA) si sta orientando, in linea con le politiche europee, verso il rafforzamento della seconda misura.
Dai dati raccolti in vari paesi europei emerge chiaramente una forte crescita nell’utilizzo del RVA. Ad esempio in Olanda nella prima metà del 2016 sono stati 2.500 i cittadini di Paesi terzi che hanno deciso di tornare a casa su base volontaria, contro i 1.288 della prima metà dell’anno precedente (fonte: OIM). Questo risultato è stato possibile grazie al piano messo in atto dal governo olandese, tramite una serie di aiuti e incentivi a favore degli immigrati irregolari che decidono di tornare a casa. Il piano RVA, infatti, non si limita a pagare il biglietto aereo al soggetto interessato, ma prevede progetti concreti per il reinserimento in madrepatria ovvero il Ritorno Volontario Assistito e Reintegrazione (RVAR).
L’Olanda non è l’unico Stato membro ad avere risultati soddisfacenti in questo senso. Nel 2015 in Belgio sono state 4.000 le persone che hanno beneficiato del RVA. Tuttavia, il caso paradigmatico è rappresentato dalla Germania dove 55.000 persone hanno beneficiato della misura contro le 25.000 persone soggette al rimpatrio forzato nel 2016, a fronte dei c.ca 37.000 dell’anno precedente (fonte: BBC news). La Germania, inoltre, modula il sussidio alla reintegrazione in base alla fase temporale in cui la richiesta è presentata: i richiedenti protezione la cui domanda è stata rigettata in primo grado ricevono un budget superiore a quelli che richiedono di tornate quando la domanda di protezione è in secondo grado di giudizio.
Buone prassi europee danno evidenza di come consolidando il Ritorno Volontario Assistito ed ampliando le fattispecie di ammissibilità alla misura, si tutela la dignità della persona offrendo un percorso concreto di reintegrazione nel proprio paese di origine, ed allo Stato importanti benefici come l’ottimizzazione delle risorse pubbliche, siano esse economiche che umane. Il costo del rimpatrio forzato è difatti molto superiore a quello volontario oltre che non sostenibile oltre ad essere una misura di fatto inefficace per il numero limitato di stranieri effettivamente rimpatriati.
In Italia solo per l’anno 2018 sono programmati 3.000 RVAR grazie al FAMI (Fondo Asilo, Migrazioni e Integrazione) ed il cofinanziamento del governo italiano. Nell’ambito dei progetti di RVAR si colloca anche “Back to the Future”, gestito dal GUS Gruppo Umana Solidarietà, che prevede il Ritorno Volontario Assistito e la Reintegrazione (RVAR) nei Paesi d’origine dei cittadini di qualsiasi Paese terzo che ne faccia richiesta mediante un percorso individualizzato a partire dalle motivazioni, dalle esperienze e competenze nonché dalle aspirazioni personali, e strutturato in raccordo con la rete dei partner locali.